LA SESSUALITA’ INFANTILE: UNA PROBLEMATICA CONTROVERSA



M. Amann Gainotti    (Facoltà di Scienze della Formazione)
E. Vulpiani (Università di Roma Tre)



    1.    Le prime teorizzazioni di S. Freud sulla sessualità infantile

Molti anni fa era diffusa l’idea che la sessualità fosse connessa all’attività e al piacere dipendenti dal funzionamento dell’apparato genitale e dunque che essa fosse sostanzialmente una prerogativa della vita degli adulti.

A rivoluzionare tale concezione fu S. Freud, il quale non limitò la sessualità al solo uso dell’apparato genitale finalizzato alla riproduzione come era tradizione nell’Europa cristiana, ma incluse in essa tutte le eccitazioni e le attività che provocano appagamento di bisogni elementari come anche la fame e la sete.
Secondo Freud, la sessualità è un impulso diretto al piacere corporeo in senso molto ampio e quindi non ha la sua sede elettiva in alcun organo specifico. Egli attribuì alla sessualità un ruolo centrale nella vita psichica dell’essere umano, fin dalle prime fasi dello sviluppo; fu il primo a teorizzare l’esistenza nell’infanzia di una organizzazione sessuale ed a spiegarne le leggi, nel 1905,nel secondo dei suoi “Tre saggi sulla teoria sessuale”, in contrasto con le rappresentazioni del suo tempo, secondo le quali si credeva che il bambino fosse una creatura innocente ed asessuata, in cui la spinta sessuale era del tutto assente perché cominciava con la pubertà.

Nella quarta delle cinque conferenze sulla psicoanalisi, che tenne negli Stati Uniti nel 1909, Freud presentò le sue scoperte sulla vita sessuale infantile, affermando che le esperienze sessuali infantili conservavano un’importanza decisiva per lo sviluppo psichico successivo e per l’organizzazione della sessualità nell’adulto.
Egli ipotizzava non solo che esiste una sessualità infantile, ma che attraverso di essa si sarebbero potuti capire i motivi di ciò che, successivamente nell’adulto, avrebbe potuto dar luogo alle perversioni, alle nevrosi e all’isteria.
Affermò: “Siete incorsi nell’errore di confondere tra loro sessualità e riproduzione, e così vi siete sbarrati la strada alla comprensione della sessualità, delle perversioni e delle nevrosi” (Freud, 1915).

Alla base della concezione freudiana sulla sessualità stanno i concetti di libido e di pulsione . La ricerca del piacere corporeo è detta da Freud  “libido” ( dal latino, desiderio) ; tale ricerca è presente dalla nascita, per cui tra la libido infantile e quella adulta non vi è discontinuità. L’energia pulsionale, o libido, che anima sia il bambino che l’adulto è identica ; ciò che cambia è l’oggetto della libido, non la libido stessa .

Tuttavia, la sessualità infantile, indifferenziata e poco organizzata , è incompleta e diversa rispetto a quella adulta, in quanto:
    1.    le regioni corporee di maggiore sensibilità (fonti pulsionale) non sono necessariamente quelle genitali;
    2.    la sessualità infantile non porta a relazioni sessuali in senso stretto, ma a relazioni che implicano delle attività che più avanti avranno un ruolo nel piacere preliminare, infatti nell’adulto, le carezze, i baci sono elementi preparatori all’atto sessuale ;
    3.    la sessualità infantile è spesso autoerotica piuttosto che diretta sugli oggetti.

L’oggetto verso il quale tende la pulsione non è fisso e identico per tutti, cambia a seconda della specificità delle storie individuali e delle fonti da cui può essere dipendente.

La libido e le pulsioni ad essa connesse possono infatti spostarsi di volta in volta in zone privilegiate del corpo, dette zone erogene, a ciascuna delle quali corrispondono fantasie particolari, sostanzialmente inconsce; la sessualità infantile si muove passando attraverso fasi collegate a zone erogene diverse. Le varie fasi dello sviluppo sessuale ( fase orale, anale, fallica ) vengono caratterizzate dalle diverse zone erogene in cui, nel corso della crescita, si localizza la libido.
E quindi di fondamentale importanza comprendere che quando si parla di sessualità infantile, non si tratta di sessualità genitale, simile a quella dell’adulto, bensì di sessualità pre-genitale. La sessualità pre-genitale infantile, mira ad ottenere piacere, ma si tratta di un piacere, o di una gratificazione, parziale, locale, legata a determinate zone e funzioni del corpo. Il bambino/a sperimenta questo piacere (o dispiacere) nelle sue relazioni con l’adulto e in rapporto ad azioni quali : essere nutrito, essere pulito, lavato, portato in braccio, essere baciato, carezzato,dondolato,coccolato, essere ammirato, essere partecipe, coinvolto, ecc.. L’individuazione delle caratteristiche della sessualità infantile e la ricostruzione delle fasi dello sviluppo psicosessuale da parte di S. Freud contribuirono in modo fondamentale alla conoscenza all’infanzia.
 

2.    Le teorie sessuali infantili e il caso del piccolo Hans

Sempre nel secondo dei suoi “Tre saggi sulla teoria sessuale”, scritto nel 1905, Freud   esprime l’idea che la curiosità che il bambino mostra verso i fenomeni della nascita, della fecondazione ecc. sia una delle manifestazioni della sessualità infantile e considera la pulsione di sapere come strettamente connessa con la vita sessuale infantile: ” […] dalla psicoanalisi abbiamo appreso che la pulsione di sapere dei bambini è, inaspettatamente presto e con  inattesa intensità, attratta dai problemi sessuali, anzi ne è forse risvegliata per la prima volta “ (Freud, 1905, tr. it. 1970, p.78).

Freud non ha stabilito una genesi, né un’evoluzione vera e propria delle teorie sessuali infantili; e non ha segnato un’età tipica per le varie credenze da lui riscontrate.

Egli pone infatti le credenze sessuali infantili in rapporto con l’intensità della pulsione, la rimozione e l’educazione, e questo spiega perché, nella sua opera, nella sua opera, l’aspetto cronologico di queste teorie non è rigoroso ( Amann Gainotti, 2001) .

Alla curiosità sessuale infantile Freud ha dedicato altri due scritti ,nel 1907 e nel 1908 . Nel primo, “Istuzione sessuale dei fanciulli”, Freud fa alcune riflessioni sul modo in cui gli adulti possono affrontare la curiosità sessuale del bambino; nell’altro,“Teorie sessuali dei bambini”, l’autore descrive invece i più comuni prodotti dell’investigazione personale promossa nel bambino dalla sua curiosità sessuale del bambino, e cioè le più comuni teorie fabbricate dai bambini per soddisfare la loro curiosità.

“L’esplorazione sessuale infantile comincia molto presto, talvolta prima del terzo anno di vita “ (Freud, 1915-1917, tr. It. 1976, p, 287).

Inizialmente l’interesse sessuale del bambino si rivolge al problema di scoprire da dove vengono i bambini, problema che, per Freud, viene generalmente risvegliato dal timore egoistico che sorge al momento dell’arrivo in famiglia di un nuovo bambino. Anzi, potremmo che la questione dell’origine dei bambini “…è la più antica e scottante domanda che mai si sia posta l’umanità immatura”  (Freud, 1907, tr. it. 1972, p.21).

In realtà, l’unico bambino studiato da Freud, era un bambino di 5 anni, il piccolo Hans, che non fu peraltro analizzato in modo diretto da Freud ma per interposta persona e cioè con la mediazione del padre di Hans, che era medico e allievo di Freud .

Il piccolo Hans è stato per Freud una fortunata occasione di esplorazione degli stati infantili della mente e gli offrì la possibilità di scoprire le fantasie sessuali di un bambino che riguardano il complesso edipico, la rivalità fraterna, l’angoscia di castrazione e la curiosità sessuale pre-genitale ( Freud,1908b,trad.it.1972) .
S. Freud, quando parla di “phantasie” e di “phantasieren” riprende il significato del termine tedesco che designa: immaginazione, mondo immaginario, designa i contenuti di questo mondo immaginario e l’attività creatrice di cui il mondo immaginario è animato.

Negli stati infantili della mente, che Freud scopre grazie a Hans, si mescolano immaginazioni, affermazioni fantasiose, ma anche curiosità verso la realtà dei fatti.
Vi sarebbe dunque un doppio movimento nella mente infantile: uno che si lascia andare alle fantasie, all’immaginazione, e l’altro, che persegue il vero e la conoscenza, che cerca di capire, come se la mente infantile lavorasse su due binari contemporaneamente: quello della fantasia, appunto, e quello della ricerca epistemica.

Scrive Freud: “io non condivido l’opinione oggi in voga secondo cui quello che dicono i bambini sarebbe arbitrario e inattendibile. Nulla è arbitrario nel campo della psiche, l’inattendibilità delle affermazioni dei bambini deriva dalla prepotenza della loro fantasia (…) ma d’altronde i bambini non mentono senza ragione e in generale sono più inclini all’amor del vero che non gli adulti”.
Altrove,  Freud  parla della “radiosa intelligenza dei bambini”, curiosa ed orientata alla realtà e alla relazione, e aperta alla vita e alla novità. Freud precisa che, nonostante certe affermazioni fantasiose e bizzarre dei bambini, queste coesistono con la ricerca della verità, che essi continuano a perseguire, anche in circostanze avverse, e cioè quando gli adulti non rispondono o eludono le domande dei bambini. Al riguardo Freud ricorda la mortificazione che Hans aveva sperimentato per essere stato imbrogliato dal padre con la storia della cicogna che porta i bambini: una mortificazione che aveva colpito duramente la sua dignità di “piccolo investigatore”.

    3.    La “Teoria della seduzione “ di S. Freud

L'ipotesi della seduzione infantile - cioè del trauma sessuale sotto forma di una seduzione avvenuta nella prima infanzia – fu considerata da Freud, la prima causa etiologica sia per le nevrosi isteriche, sia per le nevrosi ossessive (1893-1897). Egli, sosterrà che: “La comparsa dei sintomi nevrotici origina dall’aver realmente vissuto un trauma sessuale” (Freud, 1896).

Freud riportò molti casi che lo avevano convinto della realtà di questo trauma infantile in cui un adulto seduceva e stimolava il bambino nei genitali, mentre il bambino si sottometteva a queste pratiche in modo passivo.

In diversi saggi pubblicati nel 1896, e davanti alla Società di Neurologia e Psichiatria di Vienna il 21 aprile 1896, Freud sostiene che l’isteria, la nevrosi ossessiva e la paranoia sono causate dalla rimozione dei ricordi relativi ad esperienze sessuali infantili di carattere traumatico, operate da svariati attori, generalmente adulti, tra i quali anche il padre.

La maggior parte dei seduttori è costituita, afferma Freud, da domestici e domestiche, governanti ed istitutori (tutte persone di servizio presenti in casa) e da fratelli maggiori (a loro volta vittime di una precedente seduzione), da eventuali cugini e da adulti estranei.

Prima che l’oggetto di una teoria, la seduzione fu una scoperta clinica: i pazienti di Freud, con l’aiuto del trattamento, riuscivano regolarmente a rievocare esperienze di seduzione sessuale in cui l’iniziativa era di un altro, generalmente un adulto, che costringeva il soggetto a subire passivamente e con spavento condotte variabili da semplici approcci verbali o gestuali fino ad atti sessuali più o meno marcati.

In diversi casi Freud, riuscì a farsi raccontare dai suoi pazienti alcuni ricordi che sembravano rimossi e che diedero ulteriore conferma alla sua teoria.


    4.    Il ripudio  della “Teoria della seduzione “ da parte di S. Freud

Freud aveva riscontrato la presenza di episodi suddetti in tutti i casi di isteria da lui fino allora trattati. Il fattore eziologico e patogenetico che acquistava sempre maggiore importanza agli occhi di Freud era l’età in cui avviene l’evento traumatico, un’età precoce (cioè prima che il soggetto che la subisce abbia raggiunto la maturità sessuale, ma anche prima che abbia raggiunto la capacità di rielaborarla attraverso l’utilizzazione della parola).

Su questi due fattori: l’immaturità sessuale e l’incompleta capacità di mentalizzazione, si fonda la sua conclusione che: a differenza delle altre esperienze traumatiche, una stimolazione sessuale precoce non dovrebbe avere, di norma, alcuna ripercussione psicopatologica sul sistema nervoso, se non fosse per lo spavento provato all’epoca del suo verificarsi. L’effetto patogenetico di tali esperienze si farebbe sentire solo molto più tardi, nell’adolescenza o nell’età adulta.

Tuttavia Freud non mancò di rilevare le difficoltà e le reticenze dei pazienti a raccontare i presunti episodi di seduzione : “Mai i pazienti raccontano spontaneamente queste storie, né mai, durante il trattamento, giungono di colpo ad offrire al medico il ricordo completo di una tale scena”, e ancora, scrive Freud : “Sarebbe perfettamente inutile”, “interpellare, privi della psicoanalisi, un soggetto isterico su questi traumi infantili, la cui traccia non è mai reperibile nel ricordo cosciente, ma soltanto nei sintomi della malattia” (Freud, 1896).

Man mano che sviluppa l’osservazione clinica, Freud scoprì anche che le scene di seduzione sono talora il prodotto di ricostruzioni fantastiche che rispecchiano assai più le aspirazioni del bambino che non le intenzioni dell’adulto.Scopre cioé che le scene di seduzione raccontate dai suoi pazienti, possono a volte essere il prodotto di ricostruzioni fantasmatiche, o il risultato di fantasie inconsce.
Tale scoperta disvelò una realtà psichica assai più complessa e densa di quanto finora ipotizzato . Questo rese Freud molto più cauto e diffidente verso i racconti dei suoi pazienti, ed egli incominciò a mettere in dubbio la veridicità di tutte le scene di seduzione . La sua “teoria della seduzione” iniziò quindi a vacillare.

Le difficoltà a raggiungere una “prova certa” dell’avvenuta seduzione , insieme ad altre di carattere personale legate alla figura paterna, documentate nella corrispondenza che egli intratteneva con W.Fliess, contribuirono ad indurre Freud a mettere in dubbio la sua teoria della seduzione infantile nell’insorgere delle nevrosi, fino a ripudiarla definitivamente nell’autunno del 1897 .

Alla luce della scoperta delle fantasie autoplastiche di seduzione prodotte dai pazienti, Freud incominciò a modificare la sua prima teoria della seduzione, e affermò che traumatizzante non è affatto l’evento traumatico bensì l’elaborazione fantastica data dal paziente ad una prima esperienza, in sé non necessariamente traumatica.

Questa svolta del pensiero freudiano aprì la via all’idea secondo cui gli eventi  esterni traggono la loro efficacia dai fantasmi da essi derivati e dall’afflusso di eccitazione pulsionale che essi provocano, e contribuì a produrre un’accentuazione crescente, nella teoria psicoanalitica, dei concetti di fantasma inconscio, di realtà psichica e di sessualità infantile spontanea.

Tuttavia, nonostante la sua posizione scientifica ufficiale, in una nota del 1924, Freud riconosceva l’importanza etiologica della seduzione e non smise mai di sostenere l’esistenza e la frequenza di traumi sessuali effettivamente vissuti dai bambini, ma non accordò più loro un valore etiopatogenetico centrale, che venne trasferito invece all’azione del fantasma inconscio.

Nell’anno 1897 in cui Freud abbandona la teoria della seduzione, egli aveva parlato anche dell’ostilità dei bambini, destinati a diventare nevrotici, nei confronti dei genitori dello stesso sesso.

Questa nota rappresenta un primissimo accenno al complesso di Edipo e quindi dei desideri inconsci di natura aggressivo/sessuali attivati nella relazione genitori e figli.

In quegli anni Freud sosteneva simultaneamente entrambe le teorie, quella della seduzione sessuale infantile e quella duale dell’istinto o delle pulsioni meglio conosciuta come teoria edipica, senza che le due possibilità gli sembrassero in conflitto.

Dopo l’ammissione del proprio “errore” con la pubblicazione dei Tre saggi sulla teoria sessuale (Freud, 1905) Freud abbandona anche se non interamente, la sua teoria della seduzione e rivolge invece un interesse esclusivo al mito ed al complesso di Edipo e ben presto dichiarò che esso era una tappa obbligatoria dello sviluppo psicosessuale umano.
   

5.    Le critiche a S. Freud

Diversi studiosi  (Ferenczi,  1932;  Krull,  1979,  Miller 1981,  Masson  1984;  Prandi  2001) criticarono Freud per l’abbandono improvviso della teoria della seduzione, adducendo che probabilmente le motivazioni erano molto più profonde e personali di quanto egli volesse far credere. Essi affermarono ciò, dopo un accurato e minuzioso studio dei suoi scritti e in particolare delle sue lettere.
Infatti la nozione di trauma non si verificò solo nell’ esperienza clinica di Freud ma sfiorò, con una certa probabilità, anche la sua vita familiare.jL’esistenza di sintomi isterici in suo fratello e in alcune sue sorelle indusse Freud a pensare che forse anche suo padre avrebbe dovuto essere accusato di abusi sui propri figli (Jones, 1973).

Quando nell’ottobre del 1896 morì il padre, Freud in una lettera a Fliess datata 02/11/1896, nel ringraziarlo delle condoglianze racconta al suo amico il sogno fatto la notte dopo i funerali “… mi trovavo in un locale ed ho letto su di un cartello “Si prega di chiudere gli occhi”. Ho riconosciuto subito il locale come il negozio di barbiere da cui mi servo tutti i giorni. Il giorno dei funerali dovetti aspettare proprio lì e perciò arrivai con un certo ritardo. La mia famiglia, allora, era scontenta di me, perché avevo deciso che il funerale avvenisse in modo silenzioso e semplice, cosa che poi anch’essi riconobbero giustificata. Un po’ se la presero con me anche per il ritardo. La frase del cartello è un doppio senso e significa in ambedue i casi: bisogna adempiere il proprio dovere verso i morti… il sogno è, dunque, una emanazione di quella tendenza a rimproverare se stessi che si verifica regolarmente in chi sopravvive” (Freud, 1896).

Il doppio senso qui appena accennato includeva uno specifico invito a “chiudere un occhio”, uno solo, nel senso comune di “lasciar correre” o di non approfondire  qualchecosa. Lo stesso sogno è raccontato in termini un po’ differenti nell’Interpretazione dei sogni del 1899. Probabilmente il sogno di Freud  voleva dirgli qualcosa…

Questa presa di coscienza scatenò nell’animo di Freud una reazione strana, imprevista. Come disse lui stesso in una lettera a Fliess “… di paralisi intellettuale quale non avevo mai immaginato, uno strano stato mentale che la coscienza non riesce ad afferrare: pensieri crepuscolari, la mente offuscata, appena un raggio di sole qua e là”. (Freud, 1897)

Freud uscì da questa situazione in concomitanza con l’abbandono della teoria traumatica della seduzione.

Sàndor Ferenczi, amico di famiglia e allievo di Freud (diffuse la psicoanalisi in Ungheria all’inizio degli anni ’30) scrisse un saggio, nel 1932, intitolato “Confusione delle lingue tra adulti e bambini”, in cui rimprovera Freud di aver privilegiato le fantasie inconscie dei bambini, ritornando  ad  affermare  l’importanza  e  la  realtà    del  trauma  sessuale ,  avvalorato  da innumerevoli confessioni di pazienti in analisi che rivelavano di aver abusato di bambini. Ferenczi fece leggere a Freud la relazione che egli intendeva presentare al XII Congresso Internazionale  di  Psicoanalisi    e  Freud    gli  chiese  espressamente    di  non  leggerla pubblicamente, poiché il contenuto andava contro la sua “ nuova” concezione della
seduzione . Ferenczi non acconsentì e si attirò le critiche di Freud e dei suoi collaboratori. Freud lo rimproverò di essersi alleato con i bambini dimostrando così un atteggiamento “poco virile” ( Rifelli,2003) .

In questo articolo, frequentemente citato nell’attuale letteratura sull’abuso sessuale nell’infanzia, Ferenczi afferma con forza che la seduzione è operata dall’adulto e non dal bambino e ne esemplifica le modalità nel modo seguente :
“Un adulto e un bambino nutrono affetto reciproco: il bambino ha la fantasia di fare per gioco la parte della madre con l’adulto. Questo gioco può assumere forme erotiche, pur rimanendo al livello delle manifestazioni di tenerezza. Ma le cose vanno  diversamente quando l’adulto ha delle tendenze patologiche, specialmente se il suo equilibrio e il suo autocontrollo sono alterati da qualche disgrazia o dall’uso di sostanze che ottundono la coscienza. Allora egli scambia gli scherzi del bambino per desideri di una persona sessualmente sviluppata, oppure si lascia andare ad atti sessuali, senza valutarne le conseguenze. Sono all’ordine del giorno effettivi atti di violenza su bambine che hanno da poco superato la primissima infanzia, atti analoghi di donne adulte su bambini di sesso maschile, e, naturalmente, anche violenze di natura omosessuale.” (Ferenczi, 1932).

Un’altra studiosa, Alice Miller, psicanalista svizzera di formazione freudiana, lasciò la Società di Psicanalisi in aperta polemica coi metodi e le teorie psicanalitiche.
Nel suo famoso saggio del 1981 “Il bambino inascoltato”, denuncia le responsabilità di Freud e della psicanalisi nell’occultamento dei maltrattamenti e degli abusi sessuali perpetrati sui bambini. Analizza l’ uomo Freud e i suoi rapporti con il padre. Parla di un Freud sempre tentato di non credere a quanto aveva scoperto, costretto a lottare contro l’incredulità e lo scetticismo della gente e dei suoi colleghi. Miller ritiene che “Freud si sia tirato indietro dopo aver visto una verità difficile da accettare, lasciando di nuovo a sé stesso il bambino e la sua realtà”, ma che, data la sua educazione e i tempi in cui viveva, egli non aveva avuto scelta.

Inoltre, poiché l’evoluzione teorica di Freud ufficialmente deriva dalla sua autoanalisi (risalente all’epoca in cui muore il padre, Jacob Freud), egli non fu in grado di continuare il suo cammino teorico, per la necessità di lasciare intatta l’immagine paterna che la sua autoanalisi, con scabrose scoperte, metteva pericolosamente in crisi .

Con la teoria delle fantasie sessuali infantili che si va a sostituire alla teoria della seduzione, Freud sposterà così l’attenzione dai fatti traumatici subiti dal bambino alle fantasie e ai conflitti sessuali infantili, lasciando intatta la necessaria idealizzazione dei genitori che la società di allora richiedeva.

Secondo Miller, quindi, Freud stanco di lottare contro il suo tempo e contro le continue critiche, e spaventato da quanto stava scoprendo sul padre, nel settembre del 1897, abbandona la teoria della seduzione, lasciando la responsabilità dei sintomi patologici esclusivamente al soggetto, alle sue pulsioni rimosse e alle sue fantasie inconscie; in tal modo egli distoglieva l’attenzione e faceva passare in secondo piano gli abusi realmente subiti dai bambini considerandoli semplicemente un prodotto della loro fantasia.


    6.    Osservazioni per concludere

Contrariamente a quanto accadeva ai tempi di S. Freud è oggi diffusa nell’opinione pubblica, grazie anche alla stampa e alla televisione, la consapevolezza dell’estensione del fenomeno dell’abuso sessuale a danno dei bambini, fenomeno che ha assunto anche nuove forme, sconosciute ai tempi di Freud, come la pedopornografia e il turismo sessuale.

Freud, abbandonando e ripudiando, come abbiamo visto, la sua prima teoria della
seduzione, per cui invertiva i ruoli di chi seduceva chi, e lasciava intendere che i bambini, con le loro fantasie sessuali e i loro desideri incestuosi, sono seduttori inconsapevoli, ha gravemente nociuto all’immagine di infanzia presso certe categorie di adulti. Ha fatto sì che rispettabili giudici di tribunali, avvocati ed altri esperti, compresi psicologi e psicoanalisti abbiano continuato, per molto tempo, a discolpare padri, fratelli, zii, nonni e affettuosi amici di famiglia dalle denuncie fatte da coraggiosi bambini/e e giovani/e che non sopportavano più le molestie e gli abusi a cui erano sottoposti in casa, spesso tra rimproveri e rifiuti di credere da parte di madri e altri famigliari. Ora per fortuna, giudici, psicologi,insegnanti e anche la polizia e i carabinieri danno maggiore fiducia ai bambini, mentre i tribunali sono spesso frequentati da bambini in veste di vittime e di testimoni nelle cosiddette “audizioni protette”, situazioni che pongono altri numerosi e dolorosi problemi (Petruccelli, Verrastro, Santilli, 2007) per i bambini che si trovano ancora una volta lesi e danneggiati nel loro giovane psichismo .



Bibliografia

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Ferenczi S., (1932), Confusione delle lingue tra adulti e bambini.Il linguaggio della tenerezza e il linguaggio della passione, in : Opere, vol. 4, Edizioni Cortina, Milano, 2002
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Masson J. M.  (1984), Assalto alla verità : la rinuncia di Freud alla teoria della seduzione, Mondadori, Milano
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Petruccelli F., Verrastro V., Santilli M. (2007) ( a cura di ), Memoria e suggestionabilità nell’età evolutiva, F. Angeli, Milano
Prandi G. (2001), L’eredità del trauma, Armando, Roma
Rifelli G. (2003), La seduzione dell’abuso, Rivista di Sessuologia, 27,n.1, p.7-8 .